Si sente parlare sempre più spesso di digitalizzazione dell’edilizia, riassumibile nella dicitura Edilizia 4.0. Di pari passo con lo sviluppo della tecnologia informatica e delle nuove idee per applicarla nel settore edile, avviene l’evoluzione del cosiddetto Building Information Modeling o BIM, acronimo che sta per Modello Informativo di un Edificio. Vediamo di cosa si tratta e quali potenzialità offre all’implementazione dell’efficientamento energetico degli edifici.
Non esiste una definizione standardizzata di BIM, anche se la dicitura in italiano che meglio lo descrive può essere “impiego della rappresentazione digitale condivisa di un manufatto edile al fine di agevolare la progettazione, la realizzazione, la manutenzione e in generale la presa di decisioni riguardanti qualsiasi aspetto della sua vita d’esercizio”.
Il BIM è essenzialmente una metodologia informatica che può essere utilizzata da addetti ai lavori, professionisti e, in teoria, da ogni portatore d’interesse in relazione ad una determinata costruzione in tutte le sue parti progettuali fisiche e non fisiche.
Detto in parole più semplici, il BIM è una rappresentazione digitale di tutti i dati virtualmente immagazzinabili inerenti ad un edificio. Esso può quindi contenere un insieme di dimensioni grandi a piacere di informazioni come - a solo titolo di esempio - le coordinate geografiche, la planimetria, le tipologie e relative proprietà dei materiali di costruzione, le caratteristiche dei singoli impianti, la cronologia delle diverse fasi di costruzione, manutenzione e demolizione, l’analisi energetica... Un vero e proprio meta-archivio elettronico facilmente accessibile grazie al quale è possibile ricavare praticamente tutto ciò che riguarda l’edificio.
La dicitura Building Information Modeling è diventata comune a partire dal 1987, quando sono state diffuse le prime implementazioni informatiche capaci di tradurre in software l’idea di edificio virtuale.
Nel 1994 nasce Industry Foundation Class (IFC) una associazione senza scopo di lucro formata da diverse organizzazioni statunitensi con lo scopo di sviluppare un primo set di classi informatiche a supporto dello sviluppo integrato delle varie applicazioni specifiche. Di comune accordo queste rendono pubblico e aperto lo standard realizzato consentendo di inserire e aggiornare i dati riguardanti l’intero ciclo di vita di un edificio, dal progetto preliminare alla demolizione e smaltimento delle macerie.
Di pari passo si sono moltiplicate pubblicazioni specialistiche divulgative che hanno accompagnato l’evoluzione e lo sviluppo del BIM, fino all’inizio degli anni 2000.
Negli ultimi quindici anni gli sforzi di tecnici e programmatori si sono concentrati sulla creazione di un database sempre più ricco di oggetti condivisi e utilizzabili modularmente su un numero crescente di manufatti edili.
Di recente costituzione è l'organizzazione Building Smart International nata per chiarire i concetti e i metodi di processo nell’ambito dello sviluppo dello standard IFC.
La piattaforma BIM consente di incrementare la produttività e la sicurezza, rendendo più chiare e univoche le condizioni in cui si trova una costruzione o una sua singola componente. In più, riduce il rischio di errori in qualsiasi fase della vita d’esercizio del manufatto, nel contempo abbassando i costi e innalzando la precisione dei controlli e monitoraggi.
Il vantaggio non è del singolo progettista, ma di tutti i soggetti coinvolti, come costruttori, gestori, proprietari immobiliari, pubbliche amministrazioni e quindi dell’intera collettività.
Si pensi all’importanza di poter conoscere, in tempo reale e univocamente, ad esempio le caratteristiche degli infissi o dei materiali isolanti utilizzati o le prestazioni di un impianto di climatizzazione di un dato edificio, senza la necessità di effettuare un sopralluogo ridondante.
A nostro avviso la caratteristica più importante del BIM è la forte capacità di condivisione ed interoperabilità fra più soggetti senza nessuna barriera concettuale. L’accesso avviene su una piattaforma telematica aperta e tutti i dati rilevanti di una costruzione possono essere integrati e correlati tra loro digitalmente facendo diventare.quest’ultima molto più di un modello geometrico tridimensionale.
La metodologia BIM è compatibile con molti tipi di software attraverso i quali è possibile esportare dati ed elaborati sotto forma di file di scambio in formato IFC. Questi sono file di immagini cosiddette intelligenti in tre dimensioni contenenti non solo le informazioni geometriche e alfanumeriche ma anche le relazioni tra i diversi elementi di una singola opera o dell’intero manufatto.
Come si può fin qui intuire, il nuovo standard può costituire un potente strumento a disposizione dei progettisti energetici anche se, al momento, non è adattabile in modo standardizzato all’analisi energetica.
I dati presenti nei file IFC sono in prevalenza geometrici mentre la corretta valutazione degli aspetti energetici non può prescindere, oltre che dai dati termici e fisici degli elementi strutturali, anche dai dati climatici e da quelli inerenti alle prestazioni globali delle varie componenti impiantistiche, non subito riassumibili in un solo valore parametrico e anzi bisognosi di precise definizioni e attribuzioni anche di tipo descrittivo.
In buona sostanza, il BIM per come è stato concepito si applica egregiamente a valutazioni quantitative ma non altrettanto a quelle qualitative.
Ostacoli del genere sono tuttavia sormontabili, come testimonia più di un applicativo software già attualmente in corso di utilizzo.
Un buon compromesso è dato dalla possibilità di eseguire due applicativi diversi, uno per la progettazione architettonica e uno per l’analisi energetica specifica e di sincronizzare tra loro i risultati ottenuti.
In questo modo, a partire da un “semplice” file IFC, è possibile visualizzare il modello tridimensionale dell’edificio, effettuare tutte le elaborazioni architettoniche del caso e, nel contempo, operare una completa diagnosi energetica comprensiva di:
Da gennaio del 2018 è in vigore il cosiddetto Decreto BIM che detta modi e tempi di applicazione della metodologia elettronica di modellazione nell’edilizia.
Di concerto, sono già previste le seguenti tappe lungo le quali si articola l’iter di sviluppo del BIM in Italia. Esso diventerà obbligatorio in modo graduale e crescente come segue:
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