Progettisti e costruttori che vogliono edificare nuovi complessi condominiali, magari di grandi dimensioni, per essere davvero all’avanguardia dovrebbero riuscire ad integrare la filosofia di vita degli antichi predecessori e le contemporanee tecnologie. Ciò facendo, darebbero vita a quello che si definisce un ecovillaggio. Proviamo a spiegare un un po’ meglio tale concetto e a vedere quali interessanti spunti ne derivano.
Cos’è, in concreto, un ecovillaggio?
Difficile prendere esempio da un caso reale, perché al momento ne esistono ancora pochi e sono piuttosto isolati dai tessuti urbani.
Gli esempi più numerosi si trovano soprattutto negli Stati Uniti, vista l’innata propensione alla sperimentazione e all’uso di tecnologie moderne e/o alternative. In linea teorica si può pensare ad un ecovillaggio come ad un piccolo agglomerato i cui abitanti perseguono elevati standard di vivibilità, in termini di qualità dell’ambiente, condizioni economiche e status sociale.
In un ecovillaggio, per estensione del concetto, risiede una vera e propria ecocomunità, il cui stile di vita riduce al minimo l’impatto ambientale dovuto al consumo di energia, all’approvvigionamento di beni primari come cibo e acqua e agli spostamenti, oltre che, in prima battuta, al tipo di casa in cui abita.
Molto si potrebbe dire su tali ecocomunità, ma esulerebbe dal contesto del presente articolo, in quanto vogliamo puntare l’attenzione soprattutto sull’aspetto architettonico-progettuale (compresa la progettazione energetica) degli ecovillaggi, senza nulla togliere alla fondamentale importanza dell’aspetto sociale e culturale, ci mancherebbe!
Parlando, quindi, di progettazione, l’aspetto preliminare da prendere in considerazione è dove realizzare un ecovillaggio.
La risposta è presto suggerita: meglio individuare aree abbandonate o zone da riqualificare, anche in ossequio alla nuova legge sulla rigenerazione urbana. Intervenire su terreni contaminati, suoli da bonificare, edifici fatiscenti, aree eccessivamente cementificate non è mai facile, ma è una sfida da raccogliere in un Paese come il nostro, pieno di luci e ombre, è vero, però sempre interessante architettonicamente e paesaggisticamente e ricco di avvenimenti storici e culturali.
Il grande attore del recupero è la bioarchitettura, capace di intervenire sull’esistente con innovazioni sempre tese all’armonia generale in cui far convivere passato e presente.
Una volta individuato il sito, è molto importante selezionare i materiali da impiegare per la costruzione dei diversi edifici.
Uno dei principi base della bioarchitettura è il rispetto della tradizione e del territorio locale. Per questo motivo si usano materiali facilmente reperibili a kilometri zero e dall’aspetto tale che l’estetica dei fabbricati nuovi o restaurati sia compatibile con le preesistenze.
In linea generale, negli ecovillaggi si predilige il legno, che ben si integra praticamente in qualsiasi struttura ed ha ottime caratteristiche meccaniche. In più è facilmente assemblabile in elementi prefabbricati, cosa che fa risparmiare sui costi di trasporto e cantiere e riduce i tempi di realizzazione.
Oltre al legno si preferisce usare materiali provenienti dal riciclaggio in edilizia o da fonti rinnovabili. In questo senso sta crescendo il consumo di terra cruda (tal quale), paglia, lana e addirittura altri materiali eterogenei di risulta non provenienti direttamente dal comparto edilizio.
Un altro principio bioarchitettonico è quello di considerare l’edificio come un vero e proprio organismo senziente, reattivo in funzione delle condizioni meteo-climatiche al contorno. Una sorta di ecosistema termodinamico in continuo interscambio di flussi energetici con l’atmosfera, che non deve assorbire troppa energia e calore dall’esterno né emetterne eccessivamente.
L’optimum progettuale, quindi, prevede un bilancio energetico equilibrato ad opera dell’involucro esterno dell’edificio quando questi è inserito nel contesto territoriale e meteoclimatico prescelto..
Distribuire i vani interni, studiare l’esposizione agli agenti e la morfologia del territorio sono i punti di forza e convenienza degli interventi che si andranno ad operare.
Nei casi più evoluti si penserà a far coesistere serre bioclimatiche, Muri di Trombe, pareti vegetali, facciate ventilate, schermature.
Uno degli obiettivi principali della progettazione di condomini/ecovillaggi è il risparmio e il miglioramento energetico.
In un ecovillaggio modello vige l’autosufficienza energetica, che può essere conseguita attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici, mini impianti eolici o idroelettrici, scavo di pozzi geotermici, pompe di calore ibride, sistemi a biomassa, micro cogeneratori e quant’altro risulti adeguato a rendere tali insediamenti potenzialmente privi di allaccio alla rete elettrica nazionale.
L’offerta attuale di impianti per la produzione e conversione di energia elettrica, unita alle odierne tecnologie che rendono sempre più elevate le prestazioni energetiche degli edifici, di fatto già permettono la costruzione di moderni condomini (o la riqualificazione energetica di vecchi insediamenti) alla stregua di ecovillaggi energeticamente autonomi, senza neanche dover ricorrere a eccessivi investimenti, grazie agli strumenti incentivanti delle detrazioni fiscali oltre all’ecobonus condomini, sempre passando attraverso la certificazione energetica APE (vedi qui cos’è l’APE)
Senza contare il persistente ritorno in termini di vivibilità e qualità abitativa, non direttamente monetizzabili ma senz’altro molto remunerativi.
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