L’acqua potabile scarseggia sempre di più, complici l’inquinamento e gli sconvolgimenti climatici. Per questo motivo nei prossimi anni nei condomini e nelle singole abitazioni si dovrà ricorrere ad un impiego crescente di impianti di recupero delle acque bianche e grigie. Vediamo più in dettaglio come funzionano questi sistemi e perché contribuiscono a migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
Le acque bianche sono sostanzialmente quelle provenienti dalle precipitazioni atmosferiche, purché non siano cadute sul terreno (altrimenti sarebbero da considerare acque di prima pioggia e non potrebbero essere recuperate con i sistemi presentati in questa sede). Le acque bianche di pertinenza abitativa sono soprattutto drenate dalle grondaie e - meno frequentemente - dagli impianti di climatizzazione. Generalmente, questi reflui sono corrivati verso fognature o altri sistemi di evacuazione che sboccano prima o poi in collettori idrici di scarico, ragione per cui non sono recuperati, anzi costituiscono più che altro un potenziale problema per rischio di allagamenti e ruscellamenti.
Le acque grigie sono quelle provenienti dai lavabi, dalle lavastoviglie e dai bidet, per cui hanno un carico inquinante maggiore rispetto alle acque bianche ma sono lo stesso meno contaminate delle acque nere. Ciononostante, nella stragrande maggioranza dei casi, acque grigie e nere seguono lo stesso destino di smaltimento, ossia finiscono nella fogna senza alcuna possibilità di essere riciclate.
Con i sistemi di recupero, però, è possibile cambiare questa tendenza poco ecologica e trattare le acque bianche e grigie per poterle riutilizzare e così evitare lo spreco di notevoli quantitativi di acqua potabile.
Di seguito riportiamo lo schema di funzionamento di un impianto di recupero allo stato della tecnologia attuale.
Gli elementi costituenti sono principalmente:
Le fasi di recupero delle acque bianche e grigie possono essere articolate in tre step oppure, negli impianti più completi, in quattro diversi stadi, ossia:
Pretrattamento Prevede una prima filtrazione ed un passaggio preliminare attraverso un irradiatore a raggi ultravioletti più un altro processo di ossidazione primaria. Questa fase serve ad abbattere la quota parte più grossolana del carico inquinante;
Stoccaggio Le diverse fonti di reflui, dopo aver subito il pretrattamento, adducono ad un serbatoio unico di accumulo;
Filtrazione Dalla cisterna di stoccaggio i fluidi sono avviati ad un elemento filtrante a più strati e, in ultimo, ad un mezzo contenente carboni attivi. Alla fine del processo sono stati separati dalle acque tutti i mezzi in sospensione;
Disinfezione L’ultima fase del recupero prevede un trattamento a raggi ultravioletti per eliminare l’eventuale carico batterico residuo.
In uscita dal sistema di recupero l’acqua è convogliata in un circuito idraulico di distribuzione per poter essere usata come scarico del water closet, mezzo di lavaggio di auto e scooter, acqua irrigua, acqua per la pulizia delle aree esterne…
Dall’insieme di tutti i possibili riutilizzi delle acque recuperate, si arriva facilmente a risparmiare circa il cinquanta per cento di acqua potabile, il che è un vantaggio enorme non solo per il portafogli ma soprattutto per l’ambiente, visto che ottenere o conservare la potabilità delle acque richiede sempre più energia e non è sempre un’operazione facilmente accessibile. Meglio incentivare la prevenzione dei consumi idrici, come fa egregiamente il recupero delle acque bianche e grigie nelle abitazioni civili ad uso residenziale.
La particolarità degli attuali impianti adibiti a tale scopo è che la sanificazione è effettuata con processi biologico-meccanici privi di additivi chimici e a bassissima potenza, quindi rientra nella categoria degli interventi di miglioramento energetico dell’edificio.
Nella scelta del miglior sistema di recupero occorre fare bene attenzione a pochi ma essenziali aspetti come:
facilità di installazione i sistemi più evoluti sono compatti e pre-assemblati per cui richiedono tempi di installazione molto rapidi, per nulla invasivi;
ridotta manutenzione i dispositivi provvisti di contro lavaggi automatici possono essere considerati quasi a manutenzione zero, perlomeno nelle condizioni di esercizio. Vale sempre il principio di pianificare controlli periodici per prevenire sul nascere eventuali usure e ammaloramenti fisiologici dovuti al passare del tempo;
facilità di controllo come per molti altri elementi a corredo dell’impiantistica domestica, anche per i sistemi di recupero delle acque è consigliabile scegliere dispositivi di facile accessibilità, semplice ispezionabilità e completa gestibilità anche da remoto.
Gli impianti dotati di inverter regolabili, ad esempio, permettono di migliorare le prestazioni, ridurre i consumi e normalizzare l’afflusso di acqua recuperata mantenendo sempre elevate le prestazioni di utilizzo.
Oltre ai vantaggi diretti quantificabili con la riduzione del consumo di acqua potabile, vanno annoverati anche quelli indiretti, come la contribuzione al miglioramento delle Classificazione Energetica in occasione di un intervento di riqualificazione energetica. Un altro innegabile vantaggio è l’aumento immediato del valore commerciale conferito all’immobile e l’evitamento di una spesa futura che, col passare degli anni, diventerà sempre più probabile, visto il trend generale di incentivazione del risparmio di acqua potabile.
In più, nell’ambito della progettazione energetica, l’opzione di aggiungere un sistema di recupero delle acque bianche e grigie rappresenta un plus di indiscusso valore che, a fronte di una piccola spesa aggiuntiva, consente importanti ritorni economici e ambientali, da inserire poi nell’ottica delle detrazioni fiscali ottenibili tramite la produzione della documentazione APE.
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